I diari di viaggio di Carla Polastro

 

RITORNO IN MAROCCO


MARZO 2012

 
 
 
 
 

 "Grazie a Dio, ho davvero avuto quel che volevo quaggiù: viaggiare per il mondo! E in questo campo, per quanto ne so, ho ricevuto più di chiunque altro.
Resta l'aldilà, ma la mia speranza nella clemente misericordia di Dio è grande, e ad essa affido il mio desiderio di entrare in Paradiso."

Muhammad Ibn Battuta, nato a Tangeri il 17 rajab al-fard 703 (24 febbraio 1304)



 
A Franchina e Federico Parodi, moderni emuli di Muhammad Ibn Battuta, con profonda stima e affetto
 



Mercoledì 14 marzo:

Arrivo alle ore 10 all'aeroporto "Mohammed V" di Casablanca, ritiro dell'auto a noleggio e partenza per Rabat, dove avremmo dovuto alloggiare al Mercure Sheherazade. Giunti in albergo, però, alla reception si dichiarano "désolés" di non poterci assegnare una stanza perché in overbooking, e ci informano di averci riprotetti all'Hôtel La Capitale, in rue Soussa, http://hotellacapitale.com

Nel cambio, non ci è affatto andata male, visto che si tratta di una struttura assai confortevole, inaugurata nel gennaio 2012. L'intero staff è molto gentile, ma il direttore, in particolare, è una persona a dir poco squisita.

E' una gran bella scarpinata, dalla rue Soussa alla kasba degli Oudaia!:-)  Camminiamo, godendoci il calore del sole stemperato da una deliziosa arietta fresca, lungo le mura della medina (nella quale facciamo anche una breve "incursione"), fino a raggiungere il grande cimitero che si estende subito sotto la suddetta kasba. Avevamo l'intenzione di visitare il Museo delle Arti Marocchine (aka degli Oudaia), ma l'abbiamo trovato chiuso, per radicali lavori di ristrutturazione che, una volta ultimati (quando, non si sa), lo trasformeranno nella nuova sede del Museo Archeologico, attualmente ospitato in un modesto edificio della rue Brihi.

Gironzoliamo un po' nelle anguste stradine della kasba, dalle case bianche e azzurre, così simili a quelle della medina di Essaouira. Respiriamo l'aria salmastra dell'Atlantico, proprio sotto di noi, ascoltando lo stridio di innumerevoli gabbiani, il sibilo del vento e l'infrangersi delle onde sulla riva.

Ripassiamo dal cimitero per raggiungere l'avenue Mohammed V, che qui, in alto, è stretta e affollata di botteghe e di pedoni. Si fa, via via, più larga, con palme e portici, e molto trafficata. La percorriamo quasi interamente, fino ad arrivare alla Grande Moschea (es-Sounna) settecentesca, dall'imponente minareto.

La stanchezza, dovuta all'alzataccia (alle 3,15 del mattino!) e alla lunga camminata, inizia a farsi sentire pesantemente. Decidiamo, quindi, di tornare in albergo per un ben meritato break. "En route", entriamo per qualche minuto nella cattedrale cattolica di St-Pierre, in place du Golan (ex-place du Cardinal Lavigerie), progettata dall'architetto Laforgue ed eretta tra il 1919 e il 1921, in uno stile decisamente curioso, http://tinyurl.com/7ec2asy, http://tinyurl.com/7t7vmkm E' piacevole starsene seduti qui, immersi in una fresca penombra. Dalle vetrate istoriate penetra una luce dolce, soffusa, che viene debolmente riflessa dal pavimento appena lavato dal sacrestano, che ci saluta amabilmente.


Giovedì 15 marzo:

Rimessi all'onor del mondo da una buona notte di sonno:-), intorno alle 8 del mattino lasciamo l'hotel e ci dirigiamo verso uno dei principali monumenti di Rabat, la torre Hassan (il cui interno non è visitabile). Il cielo ha la trasparenza del più fine cristallo, il sole splende tiepido sui nostri volti. A quest'ora, ci sono poche auto e pochi passanti, in giro. Ci godiamo la quiete di questo momento, mentre ci muoviamo lentamente tra resti di colonne, ultime vestigia della maestosa moschea voluta da Yacoub el-Mansour alla fine del XII secolo, ma mai portata a compimento, che ci ricordano un po' quelle di Buren, nel cortile del Palais Royal di Parigi.

Di fronte alla torre, si erge il mausoleo di Mohammed V, elegante costruzione terminata nel 1971 e progettata dall'architetto vietnamita Vo Toan, il cui candore crea un gradevole contrasto con il color ocra dei mattoni della torre Hassan.

Risaliamo in auto e, in pochi minuti, arriviamo nei pressi del Museo Archeologico (23, rue Brihi, a pochi metri dall'Hôtel Helnan Chellah, 2, rue D'Ifni; se si è in auto, conviene parcheggiare nei pressi della moschea es-Sounna;  9-11,30/14,30-17,30; chiuso il martedì; ingresso 10 dirham). Questo di Rabat è il museo archeologico più importante del Paese. Vanta un'esigua ma pregevolissima collezione di bronzi romani, per la maggior parte provenienti da Volubilis, fra i quali spicca l'aggraziato "Efebo coronato d'edera", http://tinyurl.com/6w7mmuj

L'ultima nostra tappa in città è la suggestiva necropoli merinide di Chellah (all'angolo tra l'avenue Yacoub al-Mansour e il boulevard Moussa ibn Nassair, a circa 3 km. dal centro; 9-17,30; ingresso 10 dirham). Venne costruita, nel corso del XIV secolo, sulle rovine della romana Sala Colonia, http://en.wikipedia.org/wiki/Chellah

E' un complesso davvero ricco di fascino, con questo mélange di elementi romani - strade che hanno conservato il lastricato originale, frammenti di mura o di colonne - e di elementi tipicamente islamici, come il minareto, che è sopravvissuto, bene o male, al terremoto del 1755, o ciò che rimane della zaouia.  Ci si ritrova - quasi a sorpresa - immersi nel verde e nella tranquillità, all'interno di possenti mura merlate, fra nidi di cicogne, mici beatamente sdraiati al sole e marabout che, un tempo, dovevano essere di un bianco immacolato.

Lasciamo Rabat e la costa, per dirigerci verso est, lungo la A2. Dopo un'ora e mezza circa di viaggio, arriviamo all'Ibis Moussafir Meknes, http://tinyurl.com/7pswxlp, dove, per fortuna, non sono in overbooking.:-) L'albergo è in una posizione molto comoda, soprattutto per chi si muove in auto. Le stanze sono un po' fanées, ma hanno dimensioni ragionevoli e sono impeccabilmente pulite, così come il bagno. Buono pure il ristorante, che propone cucina marocchina e internazionale (la carta dei vini è assai striminzita, ma di discreto livello), e il cui staff è estremamente cortese ed efficiente.

La nostra "scoperta" di Meknes comincia dalla città imperiale e da uno dei suoi monumenti di maggior rilievo, l'armoniosissimo mausoleo di Moulay Ismail (9-12/15-tramonto; chiuso il venerdì pomeriggio; l'ingresso è libero, ma l'anziano e gentile signore che sta a guardia delle scarpe accetta ben volentieri, naturalmente, un piccolo bakshish).

Ci aggiriamo con tutta calma sulle stuoie che ricoprono gli spessi tappeti, osservando i dettagli decorativi, la loro grazia squisita, che indubbiamente contrasta in maniera stridente con la fama di inaudita crudeltà e ferocia di Moulay Ismail.

Al di sopra del cortile rivestito di magnifici mosaici in maiolica smaltata, volano ibis e cicogne.

Riprendiamo l'auto per fare il giro delle mura, per poi fermarci a visitare gli antichi e imponenti granai del Dar el-Ma, detti Heri es-Souani (9-12/15-18,30; 10 dirham), imponenti al pari delle arcate e dei pilastri che sono tutto ciò che rimane del resto della gigantesca costruzione fatta erigere da Moulay Ismail fra Sei e Settecento.

Le rovine del Dar el-Ma si riflettono nelle tranquille acque del bacino dell'Agdal, le cui rive sono affollate di coppiette di innamorati o di intere famiglie, che si godono questo bel pomeriggio di sole.

Torniamo al confine con la medina e, dapprima, visitiamo il Museo d'Arte Marocchina (9-12/15-18,30, chiuso il martedì; ingresso 10 dirham), nel sontuoso Dar Jamai, residenza alto-borghese di fine Ottocento, con il suo lussureggiante giardino di stile andaluso e gli splendidi soffitti in legno intagliato e dipinto.

Dal 1926, vi è esposto il meglio dell'artigianato locale, dalle stoffe ricamate, a oggetti in legno dipinto, ottone o ferro battuto, alle immancabili ceramiche.

Usciti dal museo, ci "buttiamo nella mischia" della medina, alla ricerca della madrassa Bou Inania (9-12/15-18; ingresso 10 dirham), che riusciamo a trovare in un lasso di tempo ragionevole solo grazie alle precise indicazioni di un giovane commerciante di abbigliamento.;-)

La madrassa è un bellissimo esempio di architettura merinide, riccamente decorata nel più puro stile ispano-moresco, http://tinyurl.com/6sofv5t

Prima di rientrare in hotel, facciamo un nuovo giro intorno alle mura della città imperiale. La luce del sole calante le accende di tonalità rosate, rendendo l'insieme ancor più suggestivo.


Venerdì 16 marzo:

Arrivare a Volubilis intorno all'orario di apertura del sito - le 8,30 (chiusura al tramonto; ingresso 10 dirham) - è stata decisamente una saggia mossa da ogni punto di vista: poca gente, la luce morbida e limpida del primo mattino, l'aria gradevolmente fresca ...

Saliamo per un lieve pendio, tra alberi e arbusti fioriti, fino ai resti del Campidoglio, della Basilica e del Foro. Anche qui, le cicogne regnano sovrane. Le cime delle colonne romane sono perfette, per i loro grandi nidi!:-)

Attraversiamo una serie di case patrizie, con i loro mosaici che, privi di qualsiasi protezione contro le intemperie, saranno prima o poi completamente illeggibili (molti lo sono già, purtroppo). E' da queste dimore che provengono i bellissimi bronzi che abbiamo ammirato ieri mattina al Museo Archeologico di Rabat: il cane, cavallo e cavaliere, l'efebo coronato d'edera, i busti di Catone l'Uticense e di Giuba II...

Fra i mosaici ancora in condizioni di conservazione discrete, ci colpiscono in modo particolare quelli della casa delle Fatiche d'Ercole, della casa di Bacco e le Quattro Stagioni, della casa del Bagno delle Ninfe e, ancor più, quelli della casa del Corteo di Venere.

Un po' prima delle 11, imbocchiamo la strada 3314, sulle verdeggianti pendici del Jebel Zerhoun, disseminate di ulivi, agavi, fichi d'India... Sui pendii erbosi, pascolano placide mucche, pecore, capre. Stanno già sgambettando i primi agnellini e capretti. Attraversiamo tre minuscoli villaggi, i cui abitanti sembrano alquanto stupiti di veder passare dei turisti.

Il paesaggio è davvero incantevole! Ci fermiamo di tanto in tanto, a scattare qualche foto e a respirare la brezza fresca e pulita che spira dalla montagna.

Per pranzo ridiscendiamo a Meknes e, nel pomeriggio, passeggiamo ancora nella sua medina, dal vecchio mellah alla moschea el-Baradayn, con il suo candido minareto che si staglia, perfettamente nitido, contro il cielo azzurrissimo, senza neanche una nube, per poi tornare in place el-Hedim e sederci al tavolino di un bar, davanti a due ottime spremute d'arancia. Qui in Marocco, non si rischia di certo la carenza di vitamina C!;-)


Sabato 17 marzo:

Alle 7, partenza per Fes, costeggiando vigneti dall'inconfondibile matrice francese. Quando, un'oretta più tardi, arriviamo davanti al Jnan Palace, prenotato tramite Venere.com, lo troviamo chiuso per urgenti lavori di ristrutturazione. Questa non c'era mai capitata prima! Decidiamo di ripiegare sull'Ibis accanto alla stazione ferroviaria, essendoci trovati bene in quello di Meknes, http://tinyurl.com/6nwjqwx La camera e il bagno sono un po' più piccoli, ma hanno tutta l'aria di essere stati rimodernati di recente. Lo staff è gentile, ma nettamente meno cordiale che a Meknes. Tutto sommato, comunque, una sistemazione più che discreta, almeno per un soggiorno così breve.

Poco prima delle 9, siamo già nuovamente in partenza, con la nostra guida, Monsieur Aziz, per la labirintica medina di Fes, con un primo stop "panoramico" al Borj Sud. Lasciata l'auto nel quartiere dei conciatori (Chouara), saliamo sulla terrazza di uno dei laboratori. Sotto di noi, nelle vasche dove vengono tinte le pelli, si ripetono, da secoli, gesti praticamente immutati, in uno scenario degno di un quadro di Hieronymus Bosch.

Penetriamo poi nel quartiere degli Andalusi, fermandoci davanti all'omonima moschea, fatta erigere da Meryem al-Fihria nel IX secolo. Non lontano da lì, Aziz, sicuramente nella speranza - andata prontamente disillusa - d'incassare la sua commissione sull'acquisto, da parte nostra, di uno o più tappeti, ci fa entrare in una splendida dimora del XIV secolo, attuale sede de "Aux Merveilles du Tapis" (22, Sebaa Louyet). La visita, dal punto di vista architettonico, "vaut le coup", sicuramente.

Non può mancare la foto "di rito" al cortile esterno della moschea Karaouin, fondata nell'857 da Fatma al-Fihria (sorella di Meryem). Il suo aspetto attuale risale all'epoca del sultano almoravide Ali ben Youssef, che la fece ampliare e abbellire nel 1135-44.

Finalmente arriviamo a uno degli highlights di questa nostra breve vacanza marocchina: la madrassa el-Attarin (8-12/14-18, chiusa il venerdì mattina; ingresso 10 dirham), insigne esempio di architettura merinide (1323-25), dal cui tetto si può osservare il cortile e il minareto della moschea Karaouin.

Recuperata l'auto, ci fermiamo presso la necropoli dei sultani merinidi, per un'altra visione d'insieme di Fes el-Bali e della valle dello wadi Sebou.

Prima di accomiatarci da Monsieur Aziz, visitiamo il principale museo cittadino, ospitato in un bel palazzo in stile ispano-moresco della fine dell'Ottocento, Dar el-Batha (9-17, chiuso il martedì, ingresso 10 dirham), le cui bacheche sono affollate di ceramiche, gioielli, abiti tradizionali, astrolabi, spade finemente cesellate... Ad alcune pareti, sono appesi antichi tappeti berberi. Fuori, il rigogliosissimo giardino del museo è un'incantevole oasi di quiete.

Nel pomeriggio, facciamo un altro "tuffo nella natura": ci dirigiamo verso la località montana di Ifrane, sul Medio Atlante, e l'omonimo parco nazionale, costeggiando uno dei numerosi laghetti presenti in zona, il dayet Aoua, per poi attraversare una magnifica foresta di cedri dell'Atlante. Arriviamo fino a 1.965 metri slm, per poi ridiscendere, lungo una strada secondaria, verso Fes.

Domenica 18 marzo:

Alle 8, ritroviamo, davanti all'Ibis, Monsieur Aziz, che ci condurrà nel mellah, a visitare la bellissima sinagoga secentesca Ibn Danan, http://tinyurl.com/6qmyagp, e il vicino cimitero ebraico, con le sue tombe di un candore quasi abbacinante e i suoi alberi di aranci (il Museo Ebraico, allestito nella sinagoga Em Habanim, all'interno del cimitero, è attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione).

Torniamo a  Fes el-Bali, per visitarvi un altro grande capolavoro dell'architettura merinide, la madrassa Bou Inania (1350-57), ora convertita in moschea (8-12/14-18, venerdì 15-18; ingresso 10 dirham). Passiamo dalla Porta Blu o dei Francesi (Bab Boujeloud, 1913) e torniamo nella città moderna, dove visitiamo la sinagoga Roben Bensadon, ben più modesta della Ibn Danan, ma comunque interessante, come piccolo squarcio sulla vita degli Ebrei marocchini, che - va sottolineato - sfuggirono alle deportazioni ordinate durante la Shoah dal regime di Vichy, grazie alla coraggiosa fermezza del re Mohammed V ("Les Juifs marocains sont mes sujets, des citoyens comme tous les autres, ils sont sous ma protection").

Salutiamo definitivamente Monsieur Aziz (con cui è stato assai piacevole discorrere di politica, religione, storia...) e ci concediamo un po' di R&R nell'accogliente giardino Jnan Sbil, non lontano dal Dar el-Batha.

Nel primissimo pomeriggio, riprendiamo l'autostrada per tornare a Casablanca, dove arriviamo intorno alle 17. A quest'ora, e come non-Musulmani, la moschea Hassan II possiamo solo ammirarla dall'esterno. Un vento impetuoso soffia dall'oceano. Lo stridio dei gabbiani si mescola con le risate e le grida dei tantissimi bimbi che sfrecciano, sui loro tricicli e biciclettine, sulla grande spianata della moschea.

Solo tre chilometri di lungomare ci separano dal nostro albergo, il Novotel Casablanca City Center, http://tinyurl.com/78xgons Ci viene assegnata un'ampia stanza al 12° piano, dotata di ogni comfort e con letto e guanciali comodissimi. Il bar dell'hotel fa dei kir favolosi!:-) Ceniamo assai piacevolmente nel ristorante "Delight", dall'arredo e illuminazione molto "cool".

Domattina, un volo easyJet ci riporterà a Malpensa...


I ricordi più vividi che mi resteranno di questa manciata di giornate marocchine credo saranno di natura ... vegetale:-), dai cedri dell'Atlante alla "mimosa effimera"; dagli alberi di aranci alle distese di ulivi, come pennellate argentee su immensi "tappeti" di fiorellini arancioni; dai candidi iris di Fes al grano spuntato da poco che, smosso dal vento, sembra un mare verde smeraldo, dai riflessi cangianti; dalla bouganvillea che ravviva anche l'angolo più desolato agli alberi da frutta in fiore, delicate silhouettes bianche o rosa che si stagliano contro un cielo così terso da sembrare rivestito di smaglianti zellij...

P.S.: desidero segnalare l'encomiabile lavoro portato avanti, fin dal 1927, dall'American Fondouk Animal Hospital di Fes che, ogni anno, cura gratuitamente circa 18.000 animali della medina (in gran parte asini, comprensibilmente), http://www.mspca.org/americanfondouk
 
 
Carla Polastro



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