A Loredana Perrone
Venerdì 15 marzo:
A darci il benvenuto, nella luminosa hall arrivi dell'aeroporto di Marrakech-Menara, è il simpatico volto sorridente di Hassan, che sarà il nostro chauffeur-guida per l'intera durata del nostro terzo soggiorno marocchino.
A differenza del 22 marzo 2009 (quando trovammo un gran caldo), Marrakech oggi ci accoglie con una temperatura nettamente più mite. Soffia una brezza piacevolmente fresca, il sole sembra giocare a nascondino con le nuvole.
Facciamo colazione in un bar di Guéliz, prima di raggiungere il riad dove alloggeremo per meno di 24 ore, proprio di fronte alla moschea della Kasba e alle tombe saadiane.
Dopo il tè e i dolcini di rito nell'accogliente patio del riad, al carezzevole suono di un velo d'acqua che, a mo' di sottilissima cascatella, si "tuffa" in una vasca, ed esserci rinfrescati, pranziamo a "Les Terrasses de l'Alhambra", su place Jemaa el-Fna, locale in cui ci eravamo trovati bene nel 2009.
Rientrati al riad e fatte due chiacchiere con i proprietari, una cordiale coppia di Francesi di una certa età, ne riusciamo intorno alle 16, per visitare due giardini pubblici che, quattro anni fa, avevamo dovuto tralasciare: quello dell'Agdal, con i suoi frutteti e la grande vasca "della Salute" (Sahraj el-Hana), che risale all'epoca almohade, e quello della Menara, con il suo famoso padiglione ottocentesco dal tetto verde, che si specchia nelle acque del bacino scavato nel XII secolo. I monti, a causa della foschia, sono a malapena visibili.
Ceniamo nella quiete assoluta del patio del riad. Aisha è davvero un'ottima cuoca e Abdul, la "colonna portante" del riad, dà prova di grande cortesia ed efficienza.
Sabato 16 marzo:
Ora comincia il bello!:-) Alle 8,30, con Hassan al volante del medesimo Toyota Land Cruiser con cui ci era venuto a prendere in aeroporto il giorno prima, lasciamo Marrakech alla volta di Ouarzazate. Le condizioni meteo, purtroppo, non sono delle migliori: il cielo, uniformemente grigio, rende più spenti, opachi, i colori della pur rigogliosa vegetazione che cresce ai bordi della strada che, tornante dopo tornante, s'inerpica sui rilievi dell'Alto Atlante. Che contrasto con il cielo blu cobalto di quattro anni fa!:-/ L'unica analogia pare essere l'intensità del vento...
Superata la "Hollywood marocchina", in una quarantina di minuti arriviamo a Skoura e al suo vasto palmeto. Ci rifocilliamo con un ottimo cous cous al "Dar Panorama", dove veniamo calorosamente accolti da Aziz e da suo figlio Akim. Siamo gli unici avventori sulla terrazza che domina l'oasi sottostante.
Nel primo pomeriggio, riprendiamo la N10 verso Kelaat M'Gouna e la Valle delle Rose. E' ancora troppo presto, naturalmente, per la fioritura di queste ultime, ma non per quella degli alberi da frutto. I loro delicati petali rosa o bianchi sembrano essere saltati fuori da una stampa giapponese, riuscendo a ravvivare questa uggiosa giornata di fine inverno.
Un'altra calorosa accoglienza ci attende a "La Perle du Dadès", da parte della titolare, detta "Fanfan", e del suo adorabile marito, Michel, due Francesi che, per tanti anni, hanno lavorato con adolescenti in difficoltà in vari Paesi dell'Africa Occidentale, dalla Costa d'Avorio alla Mauritania, dal Mali al Bénin, dal Togo al Cameroun.
Dato che gli ospiti, al momento, sono solo una dozzina, veniamo "upgradati" a una spaziosissima tripla con terrazza privata. Anche la vasca da bagno è enorme!:-)
È così piacevole starsene seduti nel giardino dell'hotel, godendosi l'arietta frizzante del crepuscolo e un buon bicchiere di vino bianco di Meknes... Potremmo abituarci senza troppi sforzi a vivere sempre così...;-)
Ceniamo nella coloratissima sala da pranzo, in compagnia di turisti francesi e tedeschi. Quando riusciamo in giardino, notiamo con vivo piacere che il cielo si è rasserenato, offrendoci una bellissima stellata. Teniamo le dita incrociate per domani...
Domenica 17 marzo:
Il tempo non si è ancora ristabilito del tutto, ma l'uniforme grigiore di ieri ha lasciato il posto ad ampi squarci d'azzurro.
La prima tappa della giornata è alle spettacolari gole del Dades. Il sole del primo mattino mette magnificamente in risalto le mille nuances di rosso delle rocce. Non c'è ancora quasi nessuno, in giro, e gli unici suoni percettibili sono il cinguettio degli uccelli e l'incessante sibilo del vento.
A una cinquantina di chilometri di distanza, le gole del Todra non sono certo da meno, ma - presumibilmente perché visibili dal basso - sono state del tutto "snaturate" da decine di bancarelle di souvenir e altre "amenità" turistiche.:-/
Dopo pranzo, visitiamo un interessantissimo museo etnografico, il Musée des Oasis, allestito nello ksar El Khorbat Oujdid, immerso nel palmeto della valle del Todra, http://www.elkhorbat.com/fr.musee.htm Nelle 22 sale del museo, sono illustrati i vari aspetti della vita e delle tradizioni degli abitanti delle oasi a sud dell'Alto Atlante.
A Erfoud, facciamo un break in un bar sulla via principale, mentre Hassan fa sgonfiare i pneumatici del Toyota per affrontare la pista che conduce ai margini dell'erg Chebbi.
Dal punto di vista meteorologico, le premesse, a questo punto, sono tutt'altro che incoraggianti: soffia un forte vento e l'orizzonte, per dirla simpaticamente con Hassan, è "foscoso". Il mese di marzo non si smentisce, insomma.:-/
Come volevasi dimostrare, arriviamo al campo tendato "Jaimas Madu" nel bel mezzo di una tempesta di sabbia, di dimensioni, per nostra fortuna, limitate e di breve durata.
Già in serata, infatti, il vento calerà drasticamente, e la foschia lascerà dapprima il posto a un bel cielo stellato e poi a un'alba perfettamente limpida.
La tempesta di sabbia (che ci costringe a rinunciare alla prevista passeggiata a dorso di dromedario) ha, però, anche un aspetto positivo: siamo gli unici ospiti del campo tendato, come se lo avessimo prenotato in esclusiva.;-) Le altre tre persone che avrebbero dovuto cenare e pernottare qui hanno preferito rinviare a domani il loro arrivo, fermandosi a dormire a Erfoud.
Ceniamo - ottimamente - nella tenda-sala da pranzo, ma l'immancabile tè riusciamo a prenderlo all'aperto, visto che il forte vento del pomeriggio si è trasformato ormai in una fresca e piacevole brezza.
Chiacchieriamo un po' con Hassan, al tenue chiarore delle lampade in ferro battuto, di uno spicchio di luna e delle stelle, per poi andarcene a nanna. Ci aspetta la sveglia alle 5,30...
Lunedì 18 marzo:
Di solito, detesto alzarmi presto, ma non oggi!;-) Non quando mi aspetta, insieme a Gianluca, una tonificante passeggiata sulle dune di sabbia più vicine al "Jaimas Madu"...
Le emozioni che ha suscitato in noi, nel marzo 2007, il Sahara libico, temo resteranno insuperate, ma è sempre un'immensa gioia trovarci in uno scenario del genere, che si tratti del Namib, delle Sharqiya Sands omanite o, appunto, dell'erg Chebbi (credo si sia capito che ci piacciono un sacco i deserti sabbiosi;-)).
Quest'oretta di saliscendi ci ha messo un gagliardo appetito.:-) Che meraviglia poter fare colazione in una cornice così suggestiva!
Trascorriamo il resto della mattinata a zonzo fra giacimenti di fossili, ex-miniere e piccole oasi, godendoci questo "trionfo cromatico", tra l'azzurro cristallino del cielo, le tonalità ocra della sabbia, il verde incredibilmente intenso delle palme...
Dopo aver bevuto l'ennesima spremuta d'arancia (l'ultimo rischio che si corre, in Marocco, è l'avitaminosi;-)) alle "Dunes d'Or", raggiungiamo il riad "Mamouche", nel villaggio di Hassi Labied, a una manciata di chilometri da Merzouga.
Sara, una delle sorelle di Hassan, per pranzo ci ha preparato una squisita madfouna, farcita di carne tritata e verdure: da leccarsi i baffi!:-)
Fino a metà pomeriggio, ce ne stiamo in panciolle nel patio fiorito di bouganvillea del riad, o a bordo piscina. La temperatura è semplicemente perfetta. Ci tengono compagnia l'allegro cinguettio dei passerotti e i loro brevi voli per abbeverarsi.
Poco dopo le quattro e mezza, Hassan ci fa visitare uno dei forni comunitari del villaggio, per poi fare due passi fra gli orti nel palmeto, percorso da una rete di piccoli canali d'irrigazione. E' un luogo a dir poco incantevole (un paio di rospi della Mauritania sembrano pensarla allo stesso modo;-))! E' piacevolissimo camminare lentamente, all'ombra delle palme, nel verde squillante del grano spuntato da poco.
Risaliti in auto, ci dirigiamo verso il vicino villaggio di Khamiliya, dove assistiamo a un'affascinante esibizione di musica, canti e danze gnawa, da parte di discendenti di schiavi provenienti dall'impero di Ouagadougou, http://en.wikipedia.org/wiki/Gnawa (mentre scrivo, risuona in sottofondo il loro cd, "Pigeons du Sable", http://desertgnaoua.com ).
Arriviamo sulle rive del Lago Salato subito prima del tramonto. Le acque del lago sono, in realtà, d'origine piovana, ed il nome è dovuto al sale presente nella terra del bacino e dell'area circostante.
Passeggiamo lungo la sponda, nel silenzio interrotto solo dal passaggio di qualche raro veicolo e nella luce crepuscolare, che si fa sempre più soffusa e dolce.
Mentre torniamo ad Hassi Labied, incrociamo una giovane donna velata che, come nella giottesca "Fuga in Egitto" di Padova, sta in sella a un asinello.
Ceniamo a bordo piscina. Gli unici altri avventori sono due simpatiche ragazze giapponesi che, subito dopo cena, sembrano apprezzare moltissimo il piccolo concerto di percussioni offerto da alcuni componenti dello staff del "Mamouche". Degna conclusione di una gran bella giornata.:-)
Martedì 19
marzo:
Facciamo colazione sul tetto a terrazza del riad, con splendida vista sulle dune dell'erg Chebbi (be', fili della luce a parte;-)), per poi ripartire verso Rissani. Alla periferia del paese, visitiamo l'imponente ksar di Oulad abd el-Halim, che è in via di restauro.
All'interno della kasba, stringiamo la mano al distinto custode, che sta leggendo il Corano con la figlia, una graziosa adolescente che ci saluta con un timido sorriso.
Le decorazioni sui soffitti, in un discreto stato di conservazione, danno una pur vaga idea dei fasti di un tempo, quando, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, questa era la residenza del governatore del Tafilalt. Con una certa dose di immaginazione, si può "riportare in vita" il giardino nel patio centrale, ora ridotto a una selva di rovi, e risentire lo zampillio della fontana, lo scorrere di limpide acque fra le aiuole fiorite...
Prima di lasciare Rissani, ci fermiamo per qualche minuto presso le scarne rovine dell'antica capitale del Tafilalt, Sijilmassa, http://en.wikipedia.org/wiki/Sijilmasa
Lungo la strada che porta alla valle del Draa, diamo un passaggio fino al dispensario del più vicino villaggio a due donne e a un bambino. Quest'ultimo non si sente bene, anche se sembra avere l'aria vispissima e assai incuriosita, ed è anche un gran chiacchierone!:-)
La valle del Draa ci regala alcuni dei paesaggi più spettacolari, fra quelli che ammireremo in questi giorni, e una delle visite più interessanti, al sito di incisioni rupestri di Ait Ouaazik, http://en.wikipedia.org/wiki/Draa_River (alla voce "Prehistory").
Allorché ci ritroviamo in un'oasi non lontana da Agdz, vorrei poter fermare il tempo, tale è lo splendore di questo luogo!
Tutto vi è superbo: il cielo, che sembra avere la purezza del cristallo, della porcellana più fini, la vegetazione lussureggiante, appena smossa da una brezza leggera, i colori cangianti delle rocce, la limpida freschezza dell'acqua...
La "Kasbah Azul" di Agdz è sicuramente l'albergo più raffinato e confortevole dell'intero viaggio. Anche la cena - accompagnata da un ottimo rosé di Casablanca - è all'altezza del livello qualitativo generale. Mangiamo in compagnia di una simpatica coppia di Saumur (Maine-et-Loire), con la quale chiacchieriamo amabilmente del più e del meno, incluso un argomento su cui avremmo volentieri glissato, ovvero la politica italiana...
Dopo cena, nel giardino intorno alla piscina, vediamo aggirarsi i due magnifici mici neri dell'hotel: anche i gatti hanno una spiccata eleganza, qui!;-)
Mercoledì 20 marzo:
La compagnia, alla prima colazione apparecchiata a bordo piscina, è ancora più cosmopolita:-): oltre alla coppia francese, ci sono sei anziani e cordialissimi Inglesi, che incontreremo diverse volte, tra oggi e domani.
Lungo la strada per Zagora, ci fermiamo a fotografare lo ksar di Tamnougalt, la cui kasba fu la residenza dei caid della regione Mezguita. In ottobre, vi si svolge il Moussem Ellama, un festival culturale e religioso.
Attraversata Zagora e fotografato il celeberrimo cartello "Tombouctou 52 Jours", arriviamo rapidamente a Tamgrout, importante centro religioso fin dall'11° secolo, dove visitiamo, all'interno della zawiya (scuola coranica), la biblioteca fondata da Ahmad bin Nasir e che conserva oltre 4.000 preziosissimi manoscritti miniati. Solo alcuni sono aperti nelle bacheche che corrono tutt'intorno alle pareti e sono di una bellezza da mozzare il fiato!
Pranziamo all'interno dello ksar secentesco di Oulad Driss, "Chez Hassan", accolti con grande cordialità (e l'immancabile tè, ovviamente:-)). Pochi minuti dopo il nostro arrivo, veniamo raggiunti dai sei Inglesi della "Kasbah Azul", con cui ci salutiamo come "long lost friends".:-)
Il cibo è ottimo ed è servito in una cornice decisamente diversa dal solito. La temperatura, grazie alle spesse mura di fango e paglia, è deliziosamente fresca.
È venuto il momento di avviarci verso l'erg Chigaga, per una seconda notte nel deserto (e senza tempesta di sabbia, stavolta;-)).
Abbiamo appena imboccato la pista che conduce ai vari campi tendati, quando vediamo un Toyota Prado che si è insabbiato. Ci fermiamo per dare una mano, come detta il non scritto "codice di solidarietà" che vige nel deserto, ma stanno già provvedendo a tirarlo fuori dai guai degli Svizzeri dall'aria tostissima, con il loro vecchio furgone VW targato Zurigo. Non possiamo fare a meno di trovare la cosa piuttosto ironica...;-)
Uno dei passeggeri del Prado, un gioviale Francese di mezza età, combattuto tra imbarazzo e sollievo, non la finisce più di ringraziare calorosamente tutti gli astanti.
La colonna di veicoli riparte ma, pochi minuti più tardi, il Prado si è insabbiato di nuovo (l'autista sembra aver bellamente ignorato i consigli elargitigli dai suoi colleghi, in particolar modo a proposito della pressione dei pneumatici). Ma allora è un vizio!;-) Il Francese di cui sopra dà l'impressione di volersi scavare una buca nella sabbia, se potesse, ma, in un paio di minuti, il 4x4 è in grado di ripartire, senza più insabbiarsi (almeno per oggi;-)).
Più tardi, facciamo tutti una tappa alla "oasi sacra" di Oum Laalag, per sgranchirci un po' le gambe.
Parecchi sobbalzi dopo:-), "approdiamo" al "Charming Camp" (che di "charming", a dire il vero, non ha granché, a parte l'ubicazione;-)). E qui ci attende una sgradevole sorpresa: contrariamemnte a quanto afferma il suo sito web, le tende non sono dotate di servizi privati (né misurano 20 mq), e ben presto scopriremo che quelli in comune non brillano per la loro pulizia.:-/ Mi sembra quasi di essere tornata 17enne, nel mio dormitorio al "St. Clare's", sulla Woodstock Road di Oxford...;-)
Ma non intendiamo certo farci rovinare questo "momento magico" da simili quisquilie e pinzillacchere;-), e ci inerpichiamo su per le dune, con diversi altri ospiti del campo - fra i quali un gruppetto di Svedesi - in ordine sparso.
La luce sta lentamente scemando, è quasi l'ora del tramonto. Il cielo è di una limpidezza assoluta, la sabbia, dalle tonalità dorate, ha la consistenza della cipria. Via via che il sole scende al di là delle dune, è incredibilmente affascinante stare a osservare i cambiamenti nel colore del cielo e in quello della sabbia, respirando a pieni polmoni l'aria che pian piano rinfresca.
Stanotte, quando le luci del campo saranno quasi tutte spente, l'erg Chigaga ci regalerà una stellata da sogno, e uno dei ricordi più preziosi di questo viaggio.
Giovedì 21 marzo:
Nuovo "rise & shine" alle 5,30, per
quest'ultima aurora nel deserto.
Siamo i primi a lasciare il calduccio del letto e a tornare sulle dune, percorse da un intrico di orme di piccoli animali (piumati e non) e degli esseri umani che le hanno lasciate il giorno precedente, incluse le nostre, ben inteso.
Si odono il canto di un gallo (il campo deve avere un pollaio da qualche parte), il bramito di un dromedario e il cinguettio degli uccelli.
Null'altro suono giunge fino a noi, se non quello, appena percettibile, dei nostri passi, mentre sprofondiamo nella sofficità della sabbia.
Provo una tale serenità! Vivo totalmente "nell'istante", relegando nell'angolo più remoto della mia mente tutti i problemi, i pensieri tristi, le preoccupazioni, i timori... Sono in un luogo meraviglioso, con l'uomo che amo e che mi ama: di cos'altro potrei mai aver bisogno, qui e ora?:-)
Intorno alle 8, dopo una rapida e mediocre colazione, Hassan, Gianluca e io risaliamo in auto e ci dirigiamo verso il lago Iriki (che forse sarebbe meglio chiamare ex-lago, dato che il suo bacino è totalmente asciutto), lungo il percorso della Parigi-Dakar. Il paesaggio è drammatico: un'immensa distesa di terreno sassoso, disseminato di chiazze di sabbia e di rari arbusti, con i monti che, alla nostra destra, si stagliano, scuri, contro l'azzurro terso del cielo.
Ben presto, la pista diventa una sorta di mulattiera, risalente all'epoca del Protettorato francese. La macchina sembra trovarsi su un martello pneumatico in funzione. Saranno tre ore di continui scossoni e sobbalzi, costretti a procedere alla velocità di una lumaca artritica.
A un certo punto, vediamo davanti a noi una capra che, a notevole distanza dal resto del gregge, ha appena partorito! Accanto a lei, giace un minuscolo capretto nero, ancora tutto bagnato. Il mio cuore (e non solo il mio, ho ragione di credere;-)) si sfa dalla tenerezza.:-)
Ma potrebbero sopraggiungere da un momento all'altro uno sciacallo o un rapace, per "banchettare" sul cucciolo indifeso... Per fortuna, poco più in là incrociamo la padrona del gregge. E' una giovane donna nomade, con un neonato legato sulla schiena. Del suo volto, sono visibili solo i bellissimi occhi, grandi e scuri, dallo sguardo fermo. Ha con sé anche un asinello, che trasporta alcuni capretti e agnellini nati da uno o due giorni al massimo. Hassan, in berbero, le dice della capra e del suo caprettino appena venuto al mondo, che hanno urgentemente bisogno di essere riportati in seno al gregge. Lei ringrazia della segnalazione e si allontana frettolosamente.
Quando vediamo profilarsi le prime case di Foum Zguid, significa che manca ormai pochissimo alla strada asfaltata. Una volta raggiuntala, proviamo tutti e tre la forte tentazione di baciare il suolo!;-)
Mentre sorseggio, tanto per cambiare, una deliziosa spremuta d'arancia, chi vedo arrivare, se non i nostri amici inglesi? Che hanno ancora molta strada da fare, visto che stanno rientrando a Marrakech.
Dopo aver pranzato nel dehors di un anonimo ristorantino di Tazenakt, proseguiamo per la magnifica oasi di Fint e la kasba di Tiffoultoute. A Ouarzazate, ci fermiamo a fotografare la kasba di Taourit. La stanchezza comincia a farsi sentire e decidiamo saggiamente "to call it a day". In breve tempo raggiungiamo il confortevolissimo riad "Bouchedor", in un quartiere in pieno sviluppo edilizio alla periferia della città. Nella piccola e fresca hall, dove zampilla una fontana, possiamo subito rifocillarci con del tè e dei deliziosi dolcini alle mandorle. Una vera squisitezza!
Una bella doccia calda ci rimette all'onor del mondo. Scendiamo sulla terrazza prospiciente la piscina, con l'intento di prenderci un aperitivo, ma un cameriere ci informa che il riad non dispone della licenza per la vendita di alcolici.:-/
La cena è, comunque, più che soddisfacente. Mentre stiamo sorseggiando un tè, si avvicina al nostro tavolo Hassan Bouchedor, il proprietario del riad, che ci invita a festeggiare il compleanno di un altro ospite nel salotto accanto alla sala da pranzo. L'iniziativa parte proprio da Monsieur Bouchedor, che fa attenzione alle date di nascita di chi alloggia nel suo albergo. Ci sembra un'idea davvero simpatica e gentile!
Quando entriamo nella stanza, la troviamo già affollata di persone in attesa del "misterioso" festeggiato. Al centro del tavolino, fa bella mostra di sé una torta al cioccolato e caffè, con tanto di candeline a forma di numero 40. Il "mistero" viene ben presto "svelato": l'unico a mancare all'appello è, infatti, un ospite inglese che, bendato e scortato da due dipendenti del riad, farà dopo pochi minuti il suo ingresso, accolto, come si conviene, da un coretto di "Happy Birthday to you", seguito da "For He's a Jolly Good Fellow".:-)
Prontamente fornito di turbante, è altrettanto prontamente ribattezzato - indovinate un po'? - "Lawrence of Arabia" e definito "quite dashing".:-)
Superato il suo iniziale imbarazzo, causato più che altro dalla sorpresa, l'atmosfera si fa allegra e distesa. Si ride e si scherza in un mix d'inglese, francese e italiano (ci sono anche ospiti milanesi e novaresi, stasera), gustando torta e dolcetti. Manca solo una buona bottiglia di spumante o di champagne...;-)
Venerdì 22 marzo:
Nella luce soffusa del primo mattino, scattiamo qualche foto sul set di "Kingdom of Heaven", per poi fare un piccolo "tuffo nel passato", tornando nelle immediate vicinanze di Ait Ben Haddou, il sito Unesco che avevamo visitato nel 2009.
Veniamo presto raggiunti da "Lawrence" e dai suoi tre compagni di viaggio, con cui scambiamo volentieri due chiacchiere, prima di proseguire verso un'altra zona stupenda, la valle dell'Ounila.
Anche qui, i contrasti cromatici sono spettacolari, tra il turchese purissimo del cielo, le variegate tinte delle rocce, il verde intenso delle palme e quello tenero del grano giovane e dei fichi d'India, il bianco e il rosa degli alberi da frutto in fiore, il candore abbacinante di una miniera di salgemma e delle cime innevate dei monti...
Troviamo molto interessante, nella valle dell'Imarene, lungo l'antica via carovaniera fra le oasi pre-sahariane e l'Alto Atlante, la visita guidata alla kasba di Telouet, una delle tante residenze di Hadj Thami el-Glaui, pascià di Marrakech fra Otto e Novecento, cognato e accerrimo rivale di Mohammed V.
Da fuori, le pessime condizioni di conservazione della kasba non lasciano minimamente presagire la sontuosità delle decorazioni degli appartamenti del pascià, dai raffinati mosaici, alla profusione di marmo di Carrara, ai magnifici soffitti e porte in legno di cedro dipinto.
Dalle finestre e dalla terrazza all'ultimo piano, lo sguardo spazia sulla campagna circostante e sulle sue dolci tinte pastello. Dove ora bruca, solitario, un somarello, ai tempi di el-Glaoui si svolgeva la Fantasia.
Raggiunta la strada principale, intorno all'una ci fermiamo a mangiare in un ristorante già affollato di avventori. Un'oretta più tardi, ci rimettiamo in marcia verso Marrakech, godendoci questo splendido panorama inondato di sole (che differenza con sabato scorso...) e facendo diverse piccole soste per scattare ancora qualche foto o bere qualcosa.
A metà pomeriggio, di ritorno al riad "Amin", veniamo accolti dal luminoso sorriso di Aisha e da tè e dolcetti. Riprendiamo possesso della camera "Marrakchi", che perde ben presto il suo aspetto impeccabilmente ordinato...;-)
Stasera ceneremo in tutta tranquillità nel salotto dove viene servita anche la prima colazione, con un'ottima tajine di pollo al limone preparata da Aisha e "innaffiata" da un gradevole bianco di Meknes.
Sabato 23 marzo:
È ancora Hassan a riaccompagnarci in aeroporto. E' una mattinata radiosa ma, più tardi, torneranno le nubi.
All'arrivo a Malpensa, poco prima delle 15, ripiombare nel grigiore padano è giusto un filino devastante. Che voglia di fare subito dietrofront!
P.S.: la "colonna sonora" di questo nostro terzo viaggio in terra maghrebina (e della redazione del diario) è stato senz'ombra di dubbio l'album "Toumastin" dei Tamikrest, band maliana che canta in tamashek (la variante tuareg del berbero), http://it.wikipedia.org/wiki/Tamikrest
Un grande grazie ad Hassan per averceli fatti conoscere!:-)
Pernottamenti:
Marrakech, http://www.riadamin.com (camera
"Marrakchi")
Boumalne Dadès, http://www.perledudades.com (camera "Toutcouleur")
Erg Chebbi, http://jaimasmadu.wix.com/jaimas-madu (in tenda con servizi privati)
Merzouga, http://www.riad-mamouche.com (camera no. 3)
Agdz, http://www.kasbahazul.com
Erg Chigaga, http://www.chez-naji.com/page.php?id=3 (in realtà, le tende non sono dotate di servizi privati, né misurano 20 mq)
Ouarzazate, http://www.riadbouchedor.com (camera no. 8)
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