SAN
PIETROBURGO
31
Luglio - 4 Agosto 2008
No,
non sotto un estraneo cielo,
Non
al riparo d'ali estranee:
Ero
allora con il mio popolo,
Là
dove il mio popolo, per sventura, era.
Anna
Achmàtova
Giovedì,
31.7.2008:
San
Pietroburgo ci accoglie con una giornata radiosa. L'aria è
deliziosamente fresca, ben diversa dall'opprimente afa che abbiamo
lasciato in Italia.
Lo
stradone che conduce dall'aeroporto Pulkovo II al centro città
è, prevedibilmente, del tutto anonimo, ma reso gradevole dalla
presenza di aiuole fiorite curatissime e ampi spazi verdi. I
concessionari d'auto si alternano ai centri commerciali, finché,
dopo quasi un'ora, si staglia davanti a noi, illuminata dal sole,
l'agile guglia dell'Ammiragliato. Qualche minuto ancora e arriviamo
in Malaya Morskaya Ulica dove, al primo piano del civico 9, si trova
il Nevsky Inn 2.
Sono
ormai le 20. Lasciate le valigie in camera, ceniamo sulla Nevsky
Prospekt e facciamo ritorno all'ovile un paio d'ore più tardi.
Essendo in piedi dalle 5,30, non faremo certo fatica ad
addormentarci!:-)
Venerdì,
1.8.2008:
Ma,
prima di entrare nel museo, facciamo due passi lungo
l'Admiraltejskaja Naberenaja e la Dvorcovaja Naberenaja.
Sull'opposta sponda della Neva si erge la grande Fortezza dei Ss.
Pietro e Paolo, mentre alla nostra destra ci sovrasta la facciata
bianca e verde del Palazzo d'Inverno e via via tutti gli altri
edifici che ospitano l'Ermitage.
Già
tre quarti d'ora prima dell'orario di apertura (le 10,30), davanti
all'ingresso dei visitatori individuali si snoda una lunga coda. Per
fortuna, Gianluca e io, qualche giorno prima di partire, abbiamo
acquistato on-line il voucher che ci permetterà di raggiungere
le biglietterie del museo senza fare la fila,
http://www.hermitagemuseum.org/html_En/00/hm0_5_8.html
Scambiamo
due chiacchiere in inglese con un gruppo di ragazzi, prima di
scoprire che sono italiani anche loro!:-) Al pari di noi, sono
stupiti nel vedere quante poche persone abbiano pensato di munirsi
del suddetto voucher.
Presso
lo sportello riservato allo scambio dei voucher con i biglietti
d'ingresso, acquistiamo anche quelli per la visita guidata al Tesoro
degli Sciti e dei Sarmati (la Gold Room; 300 rubli a persona),
che ci viene fissata per le 14,15.
Lasciati
lo zaino di Gianluca e le giacche al guardaroba, partiamo alla
ricerca delle sale 34 e 36, dedicate all'arte dell'Asia Centrale.
Quando finalmente le troviamo, mega-delusione: sono chiuse (e vuote)
a causa di lavori di restauro. Mi prende un magone che non vi dico.
Ero così contenta alla prospettiva di vedere importanti
reperti provenienti da siti visitati lo scorso giugno in Uzbekistan e
Tajikistan, quali Varaksha e Pendjikent,
http://www.hermitagemuseum.org/html_En/03/hm3_5_11.html
Dopo
qualche minuto di auto-commiserazione, con Gianluca che cerca di
consolarmi dicendo che torneremo tra qualche anno a visitare queste
sale, ci tuffiamo nella folla, composta soprattutto da crocieristi, e
ci dirigiamo verso la sezione dedicata all'arte italiana, che è
davvero di livello superlativo.
La
sala 214, in particolare, contiene gemme d'inestimabile bellezza,
dalle Madonne leonardesche (la Madonna Benois e la Madonna
Litta), a due piccole tele di Raffaello, una Sacra Famiglia
e la Madonna Conestabile, dove si avverte ancora con forza
l'influenza del Perugino,
http://www.hermitagemuseum.org/html_En/03/hm3_3_1.html
Visitata
la sezione dedicata alla pittura spagnola (XV-XVIII sec.; sale
239-240), saliamo al secondo piano, fino alle numerose sale dove sono
esposte le collezioni di arte francese del XIX-XX sec., che, però,
non ci colpiscono più di tanto (forse siamo stati viziati
dall'Orsay, dal Marmottan e dall'Orangerie di Parigi, nonché
dall'Art Institute di Chicago:-)),
http://www.hermitagemuseum.org/html_En/03/hm3_3_1_8.html
Il
pezzo forte di questa giornata all'Ermitage è senz'altro
la visita guidata alla Gold Room, dov'è conservato il
già citato Tesoro degli Sciti e dei Sarmati. Molti di questi
oggetti, nel 2001, sono stati esposti al Palazzo Reale di Milano, in
una mostra a dir poco memorabile. Ma averli tutti davanti agli occhi
è un'emozione da togliere il fiato!
http://www.hermitagemuseum.org/html_En/03/hm3_10-1.html
La
guida è una simpatica signora sulla sessantina, specializzata
in arte italiana del Novecento (e difatti non è ferratissima
su Sciti e Sarmati), mentre il nostro gruppetto è formato,
oltre che da me e Gianluca, da una coppia della Florida e da un
giovanotto australiano. Quest'ultimo, una volta lasciata San
Pietroburgo, girerà l'Asia Centrale in compagnia del fratello.
Terminata la visita (che dura circa 45'), è stato molto
piacevole fermarci un po' con lui a chiacchierare dei suoi travel
plans (che includono anche l'Egitto e la Libia).
Dopo
un meritato break al Nevsky Inn, ceniamo in un delizioso ristorantino
spagnolo (è anche tapas bar), Don Pepe, Bolshoi Prospekt
19 (ingresso dalla Ulica Lizy Chaikinoi), tel. 498 03 49. I prezzi,
per gli standard sanpietroburghesi, sono del tutto ragionevoli, forse
perché è un locale frequentato quasi esclusivamente da
autoctoni. Il proprietario e chef, Don Pepe, appunto, originario di
León,
è simpaticissimo e parla anche un discreto italiano.
Sabato
2 agosto 2008:
Alle
10 partiamo con l'aliscafo (A/R 700 rubli a testa,
http://www.russian-cruises.ru)
dall'imbarcadero alle spalle del Palazzo d'Inverno e 30' dopo
sbarchiamo a pochi metri dall'ingresso dei giardini inferiori
(biglietto per il solo parco: 300 rubli a persona). Visto che alle 11
vengono aperti i giochi d'acqua, ci fermiamo davanti alla Grande
Cascata (1715-1724). Gli alti zampilli e le statue dorate, sotto un
sole smagliante e un cielo perfettamente terso, creano uno spettacolo
davvero magnifico! Ma il parco di Peterhof pullula di fontane, da
quella detta di Adamo, a quella dei Tre Abeti, della Quercia,
dell'Ombrello, del Sole, della Piramide, del Tritone... Fra le più
eleganti, ci sono le gemelle Fontane Romane, nelle immediate
vicinanze della Cascata del Monte della Scacchiera.
Il
parco di Peterhof è costellato anche di numerosi edifici. Uno
dei più incantevoli è, a mio avviso, il piccolo palazzo
Monplaisir (biglietto d'ingresso: 300 rubli), la cui cucina è
rivestita di stupende ambrogette dipinte di Delft. Dalle ampie
finestre sul retro si gode di una bellissima vista sul Golfo di
Finlandia.
Dopo
un rapido spuntino, ci mettiamo in coda davanti all'entrata del
Palazzo Grande, al quale, nel 1745, l'architetto Rastrelli diede
l'aspetto attuale (costo del biglietto: 520 rubli). Gli interni, come
in ogni edificio barocco che si rispetti, sono sfarzosissimi, con
stucchi e dorature a profusione. Molto grazioso il salotto
detto delle Pernici, per via delle decorazioni della
tappezzeria in seta che ricopre le pareti. Il divano turco della
stanza dell'Ottomana (o Alcova imperiale) ha un'aria
incredibilmente comoda.:-) Ma la camera più bella, secondo me,
è lo studio di Pietro I il Grande, dalle pareti rivestite da
una squisita boiserie in stile reggenza (Nicolas Pineau, 1718-20),
un'autentica meraviglia!
Usciti
dal Palazzo Grande, torniamo attraverso il parco inferiore
all'imbarcadero e lì prendiamo il primo aliscafo in partenza
per San Pietroburgo. Percorse la Dvorcovaja Naberenaja e parte
della Naberenaja Kutuzova, giungiamo agli imponenti cancelli del
Giardino d'Estate, che ha un aspetto ben diverso da quello voluto da
Pietro I, a causa dell'inondazione del 1777 che lo distrusse quasi
completamente. Del giardino all'italiana di Pietro rimangono i tanti
busti e statue in marmo, che l'imperatore aveva acquistato durante un
viaggio nel nostro Paese,
http://www.saint-petersburg.com/virtual-tour/summer-palace.asp
Ceniamo
in un ristorante molto accogliente e dall'ottimo servizio, la
Stroganoff Steakhouse, Konnogvardejskij Bul'var 4, tel. 314 55 14,
http://www.stroganoffsteakhouse.ru
Non
è un locale precisamente economico (abbiamo speso 120 euro in
due, per due aperitivi, due antipasti, due piatti principali e una
favolosa bottiglia di Merlot Luigi Bosca del 2004, casa
vitivinicola che avevamo già avuto modo di apprezzare a Buenos
Aires nel 2003,
http://www.luigibosca.com.ar).
Una cena davvero eccellente!
Domenica,
3.8.2008:
La
nostra prima meta, oggi, è il Museo Anna Achmàtova, al
no. 5 della Liteynyy Prospekt,
E'
per me una sorta di pellegrinaggio laico, questo, poiché
non solo amo profondamente i versi della Achmàtova, ma nutro
un'indicibile ammirazione per questa donna così forte, così
coerente, così dignitosa.
Mi
è davvero difficile spiegare cos'ho provato, aggirandomi
lentamente per le lugubri stanze dell'appartamento al terzo piano
della Casa della Fontana (la parte posteriore del Palazzo
eremetev), dove la poetessa ha vissuto tra il 1924 e il 1952. Ho
avvertito la sua presenza in ogni oggetto, in ogni angolo, come se la
sua sofferenza, la sua angoscia saturassero l'aria grigia di questa
domenica fredda e piovosa. L'ho immaginata nei 17 mesi in cui ha
atteso, fuori dalle mura del penitenziario, la sentenza del figlio
Lev Nikolàevič, prigioniero politico nel carcere Krestý
di Leningrado, al gelo o nell'afa di luglio, tornare a casa,
sfinita, il cuore colmo d'ansia e di paura per la sorte della persona
a lei più cara al mondo.
Uscire
nel giardino interno di Palazzo eremetev, pur sotto la pioggia e
nel vento freddo, è stato quasi liberatorio, dopo l'intensa
tristezza di quelle stanze al terzo piano...
Viste
le pessime condizioni meteo, Gianluca e io decidiamo di fare il tour
panoramico della città in bus. Torniamo quindi sulla Nevsky e
da mezzogiorno alle 13,30 circa giriamo per il centro monumentale di
San Pietroburgo su di un pullman della Eclectica Guide Travel
Company,
http://www.eclectica-guide.ru
La
prima sosta è davanti a quell'incubo architettonico (a nostro
avviso, ben inteso:-)) che è la Cattedrale di Sant'Isacco, per
poi passare davanti al monumento equestre a Pietro I, simbolo della
città, alle facciate posteriori dell'Ammiragliato e
dell'Ermitage, attraversare la Mojka, fino a raggiungere e fare una
breve fermata di fronte alla Cattedrale del Salvatore sul Sangue
Versato, tipicamente russa.
Raggiungiamo
la Neva, l'attraversiamo sul ponte della Trinità (il più
lungo della città, che avrebbe dovuto essere costruito su di
un progetto di Eiffel, ma venne infine preferito quello, tre volte
meno costoso, della Compagnie des Batignolles), passiamo davanti alla
Casetta di Pietro I e ci fermiamo per una decina di minuti davanti al
leggendario incrociatore Aurora. Grazie alla Guida Verde TCI
Mosca e San Pietroburgo, ho scoperto un legame tra la mia
famiglia e questa storica nave. Nel 1908, allorché Messina
venne colpita da un devastante terremoto/maremoto, mio nonno Carlo,
che all'epoca faceva il marinaio, si trovava lì con la sua
nave, e venne salvato, insieme ovviamente a tantissime altre persone,
proprio dall'equipaggio dell'Aurora (dettaglio che ignoravo), che fu
fra i primi ad accorrere in soccorso delle vittime e dei
sopravvissuti della catastrofe. Conservò per tutta la vita,
non solo un'immensa gratitudine nei loro confronti, ma anche uno
splendido ricordo della loro premurosa gentilezza.
Riattraversiamo
la Neva sul ponte Birzhevoj, transitiamo in corrispondenza delle
Colonne Rostrate, percorriamo il ponte Dvortsovy e torniamo al punto
di partenza, sulla Nevksy Prospekt. E non ha mai smesso di piovere
per un secondo...:-/
C'è
una discreta folla di visitatori, a testimonianza di quanto sia
ancora caro al cuore dei Russi questo grande poeta ottocentesco, che
perse tragicamente la vita a seguito di un duello con Georges
d'Anthès, che sosteneva di essere l'amante dell'adorata moglie
di Pushkin, l'incantevole Natalia Goncharova.
Nelle
stanze al piano nobile, quelle prese in affitto dai Pushkin tra il
1836 e il '37, sono conservati moltissimi ricordi del poeta e dei
suoi famigliari, dai biglietti di condoglianze, alle foto dei quattro
figli, alla maschera funebre di Alexander, ai suoi amati libri. E'
proprio sul divano della biblioteca che spirò, dopo due giorni
di agonia, il 10 febbraio 1837, lasciando un enorme vuoto negli
ambienti intellettuali russi dell'epoca.
Concludiamo
il pomeriggio con un rilassante giro in battello lungo i canali e un
breve tratto della Neva. E' piacevolissimo starsene seduti, al riparo
dal vento e dalla pioggia, osservare la armoniose facciate color
pastello che si affacciano sulla Mojka, la Fontanka, o sul canale
Griboedov, e scivolare lentamente sotto gli innumerevoli ponti e
passerelle di questa città, dove l'acqua è onnipresente
e dona a San Pietroburgo una parte non indifferente del suo fascino.
Lunedì
4.8.2008:
Il
tempo, rispetto a ieri, non è granché migliorato: piove
ancora ma, per fortuna, è calato parecchio il vento. Prendiamo
la metropolitana dalla Nevksy Prospekt alla Gorkovskaya, per poi
raggiungere, al no. 6 del lungoneva Petrovskij, l'edificio più
antico della città, ovvero la casetta che Pietro I il Grande
si fece costruire, in soli tre giorni e in stile olandese, nel maggio
del 1703. Già nel 1723, Caterina fece erigere un edificio in
pietra, a protezione di quello originario in legno, e l'attuale
rivestimento, realizzato nel secondo dopoguerra, è identico a
quello voluto dalla zarina.
Nonostante
sia ancora abbastanza presto, c'è già parecchia gente.
Ci fermiamo a fotografare il controverso monumento a Pietro il
Grande, opera in bronzo dello scultore novecentesco Mikhail emjakin,
facciamo ancora due passi per il vastissimo cortile interno, per poi
trovare rifugio nel bar vicino all'ingresso della fortezza.
Riprendiamo
la metropolitana fino alla Nevksy e, con le ultime forze
rimasteci:-), ci dirigiamo verso una delle vie più belle della
città, la Ulica Rossi (1824-34), dalle proporzioni perfette: è
larga 22 metri, fiancheggiata da due edifici colonnati alti 22 metri
e lunghi 220 metri ciascuno. E' davvero un insieme di squisita
armonia. Sosta d'obbligo, per la sottoscritta, davanti al palazzo di
sinistra, ove ha sede, dal 1836, una delle più importanti
scuole di danza del mondo, l'Accademia Vaganovskaja, che fra i suoi
diplomati conta danzatori/coreografi del calibro di Nijinsky,
Fokine, Balanchine, Baryshnikov, Anna Pavlova, Galina Ulanova,
Natalia Makarova...
Ormai
il nostro breve soggiorno sanpietroburghese volge al termine,
purtroppo. Alle 15, un'auto con autista (leggi: taxi abusivo) fornita
dal Nevksy Inn ci porta all'aeroporto, dove comincia, grazie ad
Alitalia, la nostra ordalia: volo per Fiumicino in ritardo di quasi
due ore, volo per Linate cancellato, coda interminabile per ottenere
una stanza d'albergo (all'Hilton Garden Inn, dove trascorreremo ben
tre ore), per poi approdare finalmente in quel di Milano alle 8 del
mattino seguente. Della serie meglio tardi che mai...