I diari di viaggio di Carla Polastro
MAROCCO DEL NORD
OTTOBRE 2016
A mio marito Gianluca,
perché è il nostro amore
la mia Patria più vera.
Sabato, 1° ottobre:
Meglio non avere fretta, una volta
atterrati all'aeroporto di Tangeri "Ibn Battouta": fra controllo passaporti e ritiro dell'auto
a noleggio (sulla quale - vecchiotta e sporca - è meglio stendere un pietoso
velo; con Europcar Marocco, abbiamo definitivamente chiuso), ci mettiamo oltre
un'ora e mezza.
Approdati, finalmente, in albergo
intorno alle 15,30, vi restiamo giusto il tempo di lasciare i bagagli in camera
e ripartiamo alla scoperta di Tangeri.
Fa un gran caldo, stemperato solo in
parte dalla brezza marina. Una densa foschia nasconde l'orizzonte, ma, sopra di
noi, il cielo è perfettamente terso, quasi abbacinante nella sua trasparenza
cristallina.
Percorriamo l'ampia Corniche (bd Mohammed VI) e l'avenue Pasteur, per poi lasciare l'auto
in un garage, il "Velázquez" (nell'omonima via, 10 DAM/h), il cui
custode, persona amabilissima, ci rivedrà spesso, nei prossimi giorni.:-)
Nel giro di pochi minuti, siamo immersi
nella colorata confusione della medina. Che meraviglia i banchetti di frutta e
verdura!
Ci fermiamo a fotografare il grande
cancello nero del cimitero ebraico (qui, infatti, si estendeva un tempo il mellah). A giudicare dalle ragnatele, sembrerebbe non
venire aperto da un bel po'... Stando alla targa affissa accanto al cancello,
il cimitero dovrebbe essere accessibile, nei giorni feriali, dalle 10 alle 18,
ma noi lo troveremo sempre sprangato.
Da lì, in un batter d'occhio siamo in
rue d'Amérique, una graziosa viuzza su cui si
affaccia l'ex-Legazione Americana (unico monumento storico statunitense
all'estero), trasformata in museo nel 1976. Dovremo, però, rimandarne la
visita, poiché, il sabato, il museo chiude alle 15.
Cammin cammina, arriviamo al suq Dakhil, meglio
conosciuto come "Petit Socco", animatissima piazzetta contornata da
caffè, per poi imboccare la rue des Siaghines, che sfocia nel "Grand
Socco" (place du 9 avril 1947), ai margini della città nuova.
La stanchezza comincia a farsi sentire
(e la canicola, di certo, non aiuta...). Decidiamo, quindi, di tornare in rue
Velázquez, recuperare l'auto e tornare in hotel. Abbiamo decisamente bisogno di
una doccia e di mettere qualcosa sotto i denti.;-)
Domenica, 2 ottobre:
Al mattino presto, gli unici suoni che
si percepiscono dalla nostra stanza al Ramada Encore sono l'incessante frinire dei grilli e, più in
lontananza, il canto di un muezzin.
La nostra prima meta, oggi, è la kasba e
il suo (magnifico) museo. Su tutti i siti web consultati prima di partire,
l'orario del museo è indicato come 9-16. In realtà, è aperto dalle 10 alle 18
(quando è stata pubblicata, nel 2007, l'edizione in nostro possesso della Guida
Verde TCI "Marocco", il museo era chiuso per restauri).
Visto che non sono nemmeno le 9,
riprendiamo la macchina e scendiamo verso il Grand
Socco. Lasciata l'auto nei pressi della piazza, ci dirigiamo verso la chiesa
anglicana di Sant'Andrea (1883) e il vicino Hôtel
Villa de France, famoso per aver ospitato, nel 1912, Henri Matisse che, dalla
finestra della camera no. 35, dipinse, appunto, "La Fenêtre
à Tanger", http://tinyurl.com/zddbqjn
Avendo trovato la chiesa ancora chiusa
(iniziamo a notare un pattern...;-)), andiamo a sederci sulla terrazza del
Villa de France, incantevole oasi di quiete. Gianluca gradirebbe un caffè e io
una spremuta d'arancia, ma, di camerieri a cui fare l'ordinazione, neanche
l'ombra...
Dopo una ventina di minuti di vana
attesa, gettiamo la spugna e torniamo dalla chiesa, stavolta con maggior
fortuna. E', infatti, arrivato il "vicar",
a cui il custode ha aperto il cancello. Entriamo, nella scia di un gruppo di
turisti francesi, nel piccolo cimitero immerso nel verde. Vi sono sepolti, tra
gli altri, Walter Harris, corrispondente del "Times" e proprietario
di "Villa Joséphine", e il pittore George Apperley.
Un candido micio viene subito a
"controllare gli intrusi".
Il summenzionato "vicar" permette unicamente a noi, perché solo in due,
di accedere all'interno, finemente decorato in stile andaluso. Chi l'avrebbe
mai detto che ci fosse, al mondo, una chiesa anglicana così "dépaysante"?:-) A Gianluca e a me, fa un po' lo stesso
effetto della Grande Moschea di Xi'an, in stile squisitamente cinese.
Al secondo tentativo, riusciamo a
entrare nel Museo della Kasba (Dar el-Makhzen), http://tinyurl.com/hvgmrxa, http://tinyurl.com/japvunh,
forse il più bello, fra i tanti musei visitati nei nostri vagabondaggi
marocchini.
Di grande suggestione sia la struttura
che lo ospita, un imponente palazzo voluto da Ahmed Ben Ali nella prima metà
del XVIII secolo, e poi rimaneggiato e ampliato dai sultani alawidi
Moulay Ismail e Hassan I, che l'allestimento.
Gli oggetti esposti - mobili, antichi
Corani, ceramiche, manufatti in ottone o in ferro battuto - sono di superba
fattura. Notevole anche la sezione archeologica, in cui spicca uno splendido
mosaico proveniente da Volubilis, "La Navigazione di Venere".
Le sale hanno pareti rivestite di
mosaici e gessi scolpiti a motivi floreali, calligrafici e geometrici e
soffitti in legno dipinto, nella più raffinata tradizione decorativa islamica.
Incantevoli anche i vasti cortili (peccato che le fontane non siano in
funzione) e i giardini.
Usciti, a malincuore, dal museo,
risaliamo in auto, per imboccare, poco dopo, la Route
de la Vieille Montagne, che si snoda fra gli alberi,
la cui ombra offre un benvenuto rifugio dalla calura del mezzogiorno.
Passiamo davanti alla già citata Villa Joséphine, che, da residenza privata, è stata trasformata
in albergo di lusso, e ci fermiamo su un piccolo spiazzo a strapiombo sul mare,
reso quasi invisibile dalla foschia.
Torniamo indietro e ci dirigiamo verso
Capo Spartel, all'imbocco dello Stretto di
Gibilterra. Anche qui, la foschia limita pesantemente la visibilità, ma un
fulgido sole fa brillare di innumerevoli riflessi le acque verde-blu
dell'Atlantico, appena increspate dal vento.
Giunti alle Grotte d'Ercole, http://tinyurl.com/zsos53h,
pranziamo sulla panoramica terrazza dell'Hôtel Le Mirage.
Quant'è piacevole stare seduti qui, in quest'aria salmastra e deliziosamente
fresca!
Nel pomeriggio, visitiamo le
affascinanti grotte (che sono ora ad accesso gratuito), un altro "highlight" della nostra breve vacanza marocchina.
Non riuscendo a individuare i resti
dell'Antica Cotta, decidiamo di proseguire per Ksar
es-Seghir, ma la nostra fortuna coi siti
archeologici, oggi, non sembra migliorare: quello di Ksar
es-Seghir, il sabato e la domenica, resta chiuso.:-/
Ci dobbiamo, quindi, accontentare di
osservare dall'esterno le vestigia delle mura portoghesi, erette tra Quattro e
Cinquecento.
Rientrati a Tangeri, dopo un break in
albergo, ceniamo a base di mezzé libanesi in un
locale, "Ali Baba", sulla Corniche.
Lunedì, 3 ottobre:
Poco dopo le otto, imbocchiamo la A1, in
direzione sud, verso Larache, a una novantina di km
da Tangeri.
L'autostrada (a pedaggio) attraversa una
zona prettamente rurale. Ampi pascoli, dove mucche, pecore, capre, cavalli e
asini sono placidamente intenti a brucare la rada erbetta o i piccoli arbusti
ormai secchi, si alternano a frutteti e uliveti. Il sole del primo mattino fa
brillare debolmente le foglie argentee degli ulivi, scompigliate
dall'onnipresente vento.
A Larache, la
nostra intenzione sarebbe stata quella di visitare il piccolo museo
archeologico ai margini della medina, ma - indovinate un po' - lo troviamo
chiuso.:-/ Non è chiaro se la chiusura sia dovuta al giorno festivo (Al Hijira) o se sia a tempo indeterminato, poiché non vi è
alcun cartello e il (presunto) custode parla esclusivamente l'arabo.
Facciamo due passi nella medina, per poi
raggiungere la nostra prossima meta, ovvero il sito romano di Lixus (sorto sopra una pre-esistente
città punica), http://tinyurl.com/hcqooso,
dove - strano ma vero ;-) - riusciamo a entrare.
Meno suggestivo, a nostro avviso, di
Volubilis, non manca, però, di elementi d'interesse, come il teatro-anfiteatro
(l'unico del Marocco romano), costruito più o meno a metà strada tra la città
bassa e l'acropoli.
Veniamo seguiti, a qualche decina di
metri di distanza, tipo stalker, da una delle guide
"ufficiose", che ci rivolgerà la parola solo al momento di
ridiscendere dall'acropoli, per indicarci il percorso più agevole. La nostra
mancia sarà, più che altro, in segno di gratitudine per la sua laconicità.;-)
Riprendiamo la A1 in direzione nord e,
in una quarantina di minuti, arriviamo nella graziosissima Asilah,
la cui medina è di un candore accecante, nella vivida luce del sole allo zenith.
Passeggiamo lentamente per le sue
viuzze, fino ai bastioni che sovrastano una piccola spiaggia di sabbia e
roccia. Le voci e le risate dei turisti (prevalentemente asiatici) si mischiano
allo stridio dei gabbiani, al sibilo del vento e al dolce sciabordio delle onde
contro il bagnasciuga.
Usciti dalla medina, pranziamo -
ottimamente - nel fresco dehors del ristorante
"Casa Garcia". Penso di avervi gustato i migliori gamberetti
grigliati della mia vita!:-)
Stasera, a Tangeri, ci gusteremo,
invece, una più che discreta paella in un ristorante spagnolo aperto da
pochissimo, "Casa Cesar", a qualche centinaio di metri dal Ramada Encore, sul bd Mohammed VI.
Martedì, 4 ottobre:
A più o meno la stessa ora di ieri,
"facciamo vela" verso Chefchaouen, dove
arriviamo intorno alle dieci.
Trovato un buco dove lasciare l'auto, a
un tiro di schioppo da place el-Makhzen,
ci mettiamo subito a "flâner" per la
celeberrima medina blu.
Il colpo d'occhio è straordinario. Peccato
che, come tutti i centri storici divenuti mete del turismo di massa,
l'atmosfera sia un po' da "set cinematografico", con l'immancabile
miriade di bottegucce che vendono souvenir identici gli uni agli altri.:-/
E', comunque, assai gradevole passeggiare
su e giù per queste ripide stradine, allietate da fiori e murales variopinti.
La prima volta che passiamo da place Uta el-Hammam, troviamo la
kasba quattrocentesca ancora chiusa (tanto per cambiare;-)), ma, quando vi
facciamo ritorno un'oretta più tardi, vediamo che il portone è spalancato e ne
approfittiamo per visitarne l'interno.
Acquistati i biglietti, penetriamo in un
vasto cortile alberato, con al centro la tradizionale vasca rivestita di
piastrelle azzurre. Solo alcuni fiori rossi sembrano essere sopravvissuti alla
canicola estiva.
Saliamo fino all'ultimo piano del
torrione, da cui si gode di una magnifica vista sulla medina. Scattate le foto
"di rito", ridiscendiamo nel cortile, dove un gatto grigio si fa fare
le coccole da una giovane turista bionda, per poi entrare, dalla parte opposta,
nel Centro di Studi e Ricerche Andalusi.
Si è ormai fatta l'ora di pranzo.
Mangiamo un boccone in uno dei locali che affollano place
Uta el-Hammam. Al tavolo accanto al nostro, sono
seduti gli unici connazionali - tre ragazzi romani - che incroceremo durante
l'intera vacanza.
L'auto, parcheggiata in pieno sole, è
letteralmente un forno. Per fortuna, ci attende la deliziosa frescura della
suite "Royale" (nientepopodimeno;-)) della
maison d'hôtes "Dar Echchaouen",
dove trascorriamo, dedicandoci rigorosamente al dolce far niente, le ore più
calde del pomeriggio.
Facciamo un altro giretto nella medina
nella morbida e soffusa luce che precede di poco il crepuscolo.
Il minareto della moschea spagnola, in
alto sopra di noi, si staglia, nitido, contro il cielo limpido.
Ceniamo, in compagnia di turisti cinesi,
francesi, australiani, britannici e statunitensi, nell'accogliente sala da
pranzo del "Dar Echchaouen".
Calata la notte, la medina, flebilmente
illuminata, sembra davvero un presepe vivente...
Mercoledì, 5 ottobre:
Per raggiungere Tetouan, scegliamo la
strada più lunga e meno battuta, ma nettamente più scenografica, attraverso le
gole del Laou e poi lungo la costa.
Il cielo, stamane, è percorso da grandi
nuvole, qua candide, là color della pece, come in un dipinto di un paesaggista
olandese del Seicento. Vengono continuamente sospinte dal vento impetuoso. Di
tanto in tanto, il sole fa capolino dai rari squarci d'azzurro. La sua luce,
allora, inonda le pareti rocciose del Rif e rende
ancor più rosse quelle delle spettacolari gole del Laou.
Via via che ci avviciniamo a Tetouan, il
tempo si fa sempre più grigio. Cade anche qualche goccia di pioggia. Peccato,
perché, col sole, questo tratto di costa deve offrire scorci mozzafiato...
Vista l'entità delle pozzanghere, in
città deve aver piovuto di brutto. Il cielo è ancora plumbeo. Dalla spessa
coltre di nubi, filtra una luce piatta, fredda, che rende tutto un po' slavato
e malinconico.
Visitiamo per primo il Museo
Archeologico, http://tinyurl.com/gq6vu68,
il cui principale punto d'interesse sono i mosaici provenienti da Lixus, fra i quali spicca quello delle tre Grazie.
Considerevole anche la raccolta di bronzetti romani, alcuni dei quali, però,
sono solo delle copie (gli originali sono esposti nel Museo Archeologico
Nazionale di Rabat, che Gianluca e io abbiamo visitato nel 2012).
Lasciato il museo, entriamo nella
medina, meno pittoresca ma di gran lunga più "genuina" di quella di Chefchaouen, tramite la Bab er-Rouah, e attraversiamo i diversi suq (degli orafi, dei
falegnami, dei sarti...), fino a uno dei più significativi monumenti cittadini,
la zaouia Harrakia.
Da lì, è un'altra bella scarpinata fino
alla Bab el-Oqla, nella cui
fortezza è allestito il Museo delle Arti Marocchine, http://tinyurl.com/j3udxqx,
che, data la totale assenza di illuminazione artificiale, andrebbe, però,
visitato in una giornata di sole.
La penombra è tale che gli oggetti
esposti, soprattutto quelli nelle bacheche più appartate, sono a malapena
visibili.:-/
Subito dopo pranzo, facciamo ritorno a
Tangeri, dove, finalmente, riusciamo a visitare il Museo della Vecchia
Legazione Americana, http://www.legation.org
E' un luogo davvero affascinante, nelle cui
sale sembra di respirare ancora l'atmosfera della Tangeri cosmopolita e dai
mille intrighi internazionali che ha ispirato il film "Casablanca".
Direi che abbiamo proprio chiuso in
bellezza questo nostro quarto viaggio in Marocco...
Domani ci aspetta la tediosa giornata
del rientro, resa ancora più lunga dai ritardi dei voli Vueling
Tangeri-Barcellona-Malpensa, causati dal violento nubifragio che, nelle prime
ore del mattino, colpirà la capitale catalana.:-(
ALBERGHI:
Tangeri, Hôtel
Ramada Encore, http://tinyurl.com/qa9d55y, http://tinyurl.com/jl4jwry
Chefchaouen, maison d'hôtes Dar Echchaouen, http://www.darechchaouen.com, http://tinyurl.com/zlmdlyr
Cardano al Campo (VA), Hotel ibis Milano
Malpensa Aeroporto, http://tinyurl.com/z3hlchb, http://tinyurl.com/hfuln98 (stavolta,
per fortuna, abbiamo avuto a che fare solo con personale cortese)
RISTORANTI:
Tangeri:
"Ali Baba"
(cucina libanese), http://tinyurl.com/zr9ope6
"Casa Cesar" (cucina spagnola;
bd Mohammed VI; non ancora recensito su TA)
Grotte d'Ercole:
Ristorante dell'Hôtel
Club Le Mirage, www.lemirage.com/fr/hotel/restaurants.html, http://tinyurl.com/z5t9dhw
Asilah:
"Casa Garcia", http://tinyurl.com/hf4tz44
Tetouan:
Ristorante dell'Hôtel
Al Mandari, http://hotelalmandari.ma/restaurant