I diari di viaggio di Carla Polastro

Viaggio in Turchia

maggio-giugno 2006

"Così dunque non siete più né stranieri né ospiti;
ma siete concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio."

Apostolo Paolo, Lettera agli Efesini

Obelisco egizio nell'antico
ippodromo di Istanbul

Base romana dell'obelisco egizio

Colonna serpentina e colonna
di Costantino nell'antico ippodromo

Ingresso della moschea
del Sultano Ahmet
(Moschea blu)

Moschea del Sultano Ahmet

Aya Sofya

Castello di Rumeli Hasarı
sul Bosforo

Acropoli di Pergamo

Acropoli di Pergamo

Acropoli di Pergamo

Magazzini di Pergamo

Teatro di Pergamo

Asklepieion di Pergamo (dettaglio)

Asklepieion di Pergamo

Efeso

Odeon di Efeso

Tempio di Domiziano a Efeso

Nike (Efeso)

Fontana di Traiano a Efeso

Tempio di Adriano a Efeso

Biblioteca di Celso a Efeso

Particolare
della Biblioteca di Celso

Idem

Teatro di Efeso

Fiori nella campagna
di Afrodisia

Tetrastoon e terme del teatro
di Afrodisia

Campi di papaveri bianchi, viola, rossi, arancioni o rosa a perdita d'occhio. Sarà  forse questa la prima immagine che mi tornerà  alla mente, pensando alla Turchia. Papaveri dai colori squillanti e grano già  dorato da un caldissimo sole di fine primavera, melograni in fiore, tante, tantissime rose ovunque e cieli perfettamente azzurri, senza neanche una nuvola...

E poi ricorderò la sobria, elegante armonia della Moschea di Solimano, "splendore e gioia" di Istanbul, nata - narra la leggenda - dai simultanei sogni del Magnifico e del suo architetto, il grande Sinan, la tranquillità  del suo giardino, il piccolo cimitero dalle bianche lapidi, il Mausoleo del Sultano e quello della sua perfida sposa, la russa Roxelana.

Ricorderò la ricchezza delle decorazioni della Moschea del Sultano Ahmet (giustamente nota come "Moschea Blu"), il mihrab e il minbar finemente scolpiti e intarsiati, la morbidezza dei tappeti, le miriadi di lampade e lampadari, il fascino degli arabeschi.

Sentirò ancora riecheggiare i miei passi nella vastità  di Aya Sofya, la basilica della "Divina Sapienza", poi trasformata in moschea e ora museo, coi suoi mirabili mosaici, pur molto rovinati dai terremoti e dalle infiltrazioni d'acqua. I volti del Cristo, della Vergine, dei Santi non hanno però quella ieraticità  tipica dell'arte bizantina: sono vividi ed espressivi, come in un ritratto dal vero.

Ripercorrerò le scivolose passerelle della Yerebatan Sarnici (Cisterna Basilica), al di sopra delle sue scure acque stagnanti, percorse da enormi carpe e che riflettono la debole luce dei faretti, rivedrò gli alti soffitti a botte, le monumentali teste di Medusa, provenienti dal foro di Costantino, le loro espressioni minacciose, inquietanti...

Proverò ancora meraviglia di fronte ai mosaici di San Salvatore in Chora, risalenti alla fine del 12°, inizi del 13° secolo, degni eredi di una tradizione quasi millenaria. Mi sembrerà  di avvertire nuovamente la frescura offerta dall'ombra dei grandi alberi del giardino, di ripercorrere le animate viuzze tutt'intorno, su cui si affacciano piccole case in legno, scampate - almeno per il momento - agli sconvolgimenti edilizi degli ultimi decenni.

Ripenserò con gioia allo sfarzo del palazzo di Topkapı, all'opulenza dei gioielli, delle porcellane, delle antiche vesti, delle armi meravigliosamente intarsiate, al rigoglio dei suoi giardini, alla sontuosità  dei suoi padiglioni in marmo chiaro, rivestiti all'interno da splendide ceramiche di Iznik, alla stupenda vista che si gode dal quarto cortile, al rinfrescante zampillio delle sue tante fontane, alla quiete attuale delle stanze dell'Harem, che un tempo dovevano risuonare dell'incessante brusio della vita quotidiana, degli intrighi di mogli e favorite ed eunuchi, del duro lavoro delle domestiche. Il tutto sotto l'occhio vigile e onnipotente della "Valide" (regina madre), padrona di ogni chiave, di ogni segreto...

Risentirò il calore del sole e la fresca brezza del Bosforo, con le sue verdi rive, costellate di ville lussuose e illeggiadrite dalle facciate rococò di dimore reali, quali il Dolmabahçe Sarayı, ultima residenza dei sultani ottomani, i suoi altissimi, lunghissimi ponti tra Europa e Asia, i possenti bastioni merlati del castello di Rumeli Hasarı...

Mi commuoverà  ancora il ricordo del timido sorriso di una ragazzina, nel Mausoleo di Mevlana, a Konya, rutilante di argenti e lampadari di Murano, alla quale ho fatto dire quanto belli fossero i suoi grandi occhi scuri, dalle lunghissime ciglia. E cosa ne penserà , il mistico Mevlana, che anelava alla più assoluta semplicità , interessato solo a fare del bene al suo prossimo e a essere il più possibile vicino a Dio, di tanto sfarzo? Lui, che aveva chiesto di essere sepolto in un modesto roseto?

Dalla folla di pellegrini e turisti al Mausoleo di Mevlana, la mente - nei suoi vagabondaggi - scivola verso il silenzio dei due antichi caravanserragli visitati lungo la strada, nei dintorni di Aksaray, quello di Sultanhanı e quello ancor più suggestivo di Ağzıkara Hanı. Che contrasto con quella che doveva essere l'attività  che li animava, allorché furono costruiti dai Selgiuchidi nella prima metà  del 13° secolo! Mi piace immaginare i mercanti, portatori di pietre e stoffe preziose, di spezie, d'oro e d'argento, i loro animali - i placidi cammelli e dromedari, i nervosi e scattanti cavallini arabi - le guardie, i servitori... Ora rimangono solo le vecchie pietre solitarie, i gradini consumati da innumerevoli passi, gli stormi di rondoni che riempiono con le loro evoluzioni il cielo primaverile.

Mi sono spesso chiesta da cosa derivi la mia "insana passione" per i siti archeologici. Uno dei motivi credo che sia perché mi trasmettono un rassicurante senso di continuità , quali tangibili legami con chi ci ha preceduti, un po' come una vecchia Bibbia di famiglia, dalla copertina consunta, nomi e date di nascita e di morte meticolosamente trascritti in bella grafia... Ancora una volta, a Efeso, a Pergamo, ad Afrodisia, a Hierapolis, ho avvertito - fortissimo - questo senso di continuità , riflettendo su quanti, nei secoli, hanno percorso quelle vie, hanno gioito e pianto nelle case di cui rimane solo qualche brandello di muro, hanno discusso nelle Agorà , si sono forse fermati un attimo ad ammirare l'aerea grazia delle colonne, la perfezione delle sculture, sentendosi toccati da tanta bellezza... Mi piace pensare che abbiano provato la mia stessa emozione nell'ammirare la splendida facciata della Biblioteca di Celso, monumento "simbolo" di Efeso, che abbiano affollato con allegra anticipazione le ripide gradinate del teatro, incitato a gran voce gli atleti nel grandioso stadio di Afrodisia, che abbiano trovato sollievo alle loro sofferenze o addirittura la guarigione nell'Asklepieion di Pergamo.

Ad Ankara, nel favoloso Museo delle Civiltà  Anatoliche, ho provato una struggente tenerezza davanti ai sonaglini e ai giocattoli ritrovati nella tomba di un bimbo di stirpe reale. Non ho potuto fare a meno di pensare al "continuo schianto" di chi li aveva adagiati accanto al figlioletto perduto, nell'ultimo possibile gesto d'amore nei suoi confronti.

Vorrei avere la stessa fede coraggiosa dei Cristiani che, in Cappadocia, hanno scavato nel tufo e creato chiese e città , ricoprendo le pareti di immagini vibranti, talvolta ingenue, infantili, testimonianze che nulla hanno perso della loro forza, che hanno vinto il tempo.

Rimango sempre colpita da come, in tante parti del mondo, il connubio "natura-cultura" raggiunga vertici altissimi, dando l'impressione di vivere in una dimensione quasi onirica. La Cappadocia è davvero uno di questi sogni: fantastici paesaggi di tufo e basalto, macchie di verde, il fascino un po' inquietante di città  sotterranee, l'atmosfera raccolta di piccole chiese rupestri.

Io, sì, "straniera e ospite", mi sono sentita ovunque la benvenuta, accolta dai festosi "hello" delle tante scolaresche incontrate quasi in ogni sito, monumento o museo, dai sorrisi materni delle anziane donne in nero, da quelli di chi non si aspettava di essere salutato in turco da una turista italiana (spero che avranno giudicato con benevolenza la mia pronuncia da neofita:-)). La loro gentilezza è qualcosa in più che non dimenticherò, della Turchia e della sua gente.

Carla Polastro

Portico di Tiberio
Afrodisia

Idem

Tetrapilo di Afrodisia

Idem

Terrazze calcaree
di Pamukkale

Idem

Teatro di Hierapolis

Campo di papaveri viola
sulla strada per la Cappadocia

Mausoleo di Mevlana (Konya)

Idem

Caravanserraglio
di Sultanhanı

Göreme (Cappadocia)

Cappadocia

Idem

Moschea di Zelve

Zelve

Piccionaia dalla chiesa
dell'uva (Zelve)

Üçhisar

Caravanserraglio
di Ağzikara Hanı

Idem

Museo delle Civiltà anatoliche
di Ankara

Istanbul - Palazzo di Topkapı

Idem

Istanbul - Moschea di Solimano

Idem

Istanbul - Mausoleo di Solimano